IO "iodio" il mare, il sole, il vento....."storie di bambini col piede sull'accelleratore"
http://spilloepushup.wordpress.com/2012/07/28/luomo-vintage-al-mare-esemplare-da-evitare/ |
Estate alla porte, estate alla finestra. Chi ha voglia di
sole, di quel bel caldo afoso o secco ( dipende dai gusti), di quelle notti asfissianti trascorse a rotolarsi nel letto?
Io non sono un amante dell'estate, una patita del mare, mi spiace per
l’ombrellone e per la sdraio, non ci starei manco se mi dessero in dotazione protezione lunare totale ed uno yacht con
aria condizionata. Mi ritroverei con la cervicale infiammata e dovrei ammettere
a me stessa che sono un vero disastro.
Odio il caldo e amo le giornate miti, quelle estive che per
capirci dovrebbero finire con una leggero venticello che ti obbliga a mettere
un maglioncino. Perciò queste corse
sfrenate per andare al lago o al mare, portare i bimbi, fare un accampamento
con sedie, sdraio, ombrellone, palette, secchielli e braccioli, cucinare magari
due giorni prima ( perché la ciurma ha fame e non possono morire di fame), fare
la fila al bagno, sentire tutti gli schiamazzi mentre gli adulti urlano ai propri
figli
“uscite dall’acqua che c’è un pesce cane?”.
Sono stata
traumatizzata dalla grande voglia di mare che mia madre ci ha sempre rifilato
“Vedrai che ti fa bene alle
ossa, poi diventi più bionda, c’è lo iodio e non ti viene il mal di gola e
soprattutto non sembri un fantasma”.
Io no….io IODIO il mare, odiavo già i preparativi del giorno
precedente, perché era fatica svegliarsi presto caricare il pulmino, un ora di
tragitto, sempre di domenica, col pranzo già stabilito che era un menù
faraonico..
Se ci ripenso sembrerebbe un film porn-comic
fine anni 80. Ogni tanto andavamo pure sulla spiaggia privata per avere
meno peso ma finiva sempre
per essere una scarpinata: mio padre che sfotteva mia madre sull’acquisto della
collana del passante "Vucumpra Amiko Meo" io che piangevo ustionata assieme alla mia
amichetta Maria Teresa ( anche lei piccola fiammiferaia vittima innocente della
madre super abbronzata), le barzellette dei vicini con le mogli impegnate a
fare l’uncinetto e le nostre mamme stese a lucertola sul bagnasciuga. Un giorno
mio padre sotto l’ombrellone intento a fare i cruciverba ci chiese di andare a
verificare se fossero ancora vive oppure semplicemente “alluccate” dal sole.
Perciò la mattinata scorreva in modo pesante solo per l’insediamento
nello stabilimento.
Si prendeva posto con molta educazione, mio padre era molto
severo anche se ogni tanto si rilassava e si lasciava andare a qualche battuta
simpatica per sganciare la tensione.
C’è chi aveva la possibilità di avere la sdraio oppure chi
si fiondava con l’asciugamano variopinto anni 60/ quello corto per intenderci. Mia madre lo
portava scuro “Perché il sole attecchisce meglio”
Lei aveva già le sue creme specifiche, il suo acceleratore
di melanina naturale che proponeva anche a me per farmi diventare più nera
dell’asfalto. Ma no, con me non attecchiva.
Io avevo un costume intero,
verde smeraldo su telo giallo, le spalline del costume sigillate alla collo per
salvaguardare più centimetri quadrati di pelle possibili.
I capelli tirati su da un improponibile
mollettone con fiori bianchi che all’epoca erano come protesi dentarie.
Per me niente
acceleratore, una semplice e banale crema perché mia madre ignorava i filtri di
protezione. “Dai mettiti giù, allarga ste
gambe, mettiti di dietro, prendilo sulle spalle, alza su questi capelli che
dopo il collo rimane bianco”. No non era il filmaccio sconcio ma mi vergognavo " a bestia".
Ero musona, sempre introversa “ Possibile mai che non trovi nulla da fare
con tutti questi giochi?” mamma cercava di darmi la carica, uno stimolo. No perchè mi annoiavo a fare i castelli di sabbia tanto
sarebbe arrivato Luca e ci avrebbe fatto la pipì sopra. Se mi bagnavo ci
sarebbe stato il rigido compito che una volta asciutti ci si cambiava il
costume e questo davanti a tutti semplicemente coperte dal telo mentre mamma
avrebbe urlato “dai su….che ci vuole a
mettere il bikini!????Spogliateeeeeeeeeeeee”
Il bikini??? Non mi bagnavo proprio perché volevo
rimanere col mio pezzo intero verde smeraldo e avrei salvato la pellaccia stando
rintanata sotto l’ombrellone.
Le ore peggiori? Tra le 11 e le 13, massima esposizione
solare, c’è chi soffriva in silenzio ( io!!!") persino mio padre poco amante del sole e
con la pelle delicata. Ero nella classica posizione del fiore di loto.
Mia sorella Francesca con Luca erano invece due
terremoti viventi, avevano già monopolizzato la spiaggia con racchettoni, sfide
al pallone, facevano buche enormi per cercare l’acqua ed io quando andavo da
loro mi ci tappavano sempre. Mi rimaneva l’ombrellone come rifugio, qualche
fumetto o la partita a ramino con Mariateresa. Io e lei eravamo simili. Poco
inclini e avvezze alla ricerca dell’abbronzatura ad ogni costo perché chiare di
carnagione ed imparentate con Omino
Bianco e una dose di Ace Gentile.
Non si parlava di albinismo ma avremmo aspirato all'alpinismo pur di stare fresche e tranquille, ci saremmo arrampicate fino al Monte Bianco invece no stavamo al mare sulla spiaggia a Montalto. Al massimo ce portavano ad ALBINIA altra località balneare nelle vicinanze.
La sabbia scottava in modo assurdo, per arrivare in acqua bisognava correre o zompettare.
Quando ci mettevamo sul telo il primo giorno eravamo sempre prese di mira da tutti "Fate scudo al sole, copriteveeeeeeeee".
All’una iniziavano i
primi gorgoglii allo stomaco. “ Ragazzi
allora si chiude l’ombrellone e si va in pineta a mangiare!” Per me un
altro trauma alle porte. Perché mi chiedevo, fare 2 km a piedi sotto lo scoppio
del sole per andarsi a riposare alla pineta ? Semplicemente perché il pranzo
non prevedeva uno spuntino qualunque, che ne so un panino che ti mangi anche
sotto l’ombrellone. No il nostro menù era vario. Il tavolo da campeggio, quello
che dentro ci sono le sedie e si chiude a mò di valigia. Quel tavolo valigia
anni 70 pesava come un omo morto.
Per aprirlo ci voleva il black &Decker o direttamente un
macete ed una volta aperto bastava un calcio per riavvolgerlo.
E prendi le borracce,
le borse termiche, il ghiaccio, si apparecchiava come se stessimo al
ristorante.
Si partiva con l’insalata di riso, la pasta fredda, la
frittata con la cipolla, spaghetti aglio, olio e peperoncino, pomodori con le
patate, affettati vari e formaggi, mozzarelle, pizza e per finire la frutta. Si
perché la frutta non doveva mancare mai.
La frutta arrivava a vassoi che sembrava la pineta "esotica" tra banane, ananas, pesche, albicocche, kiwi. Per concludere un pasto
leggero la frutta è ben indicata. Aiutava la fermentazione e la rifermentazione.
"dai litighiamoci il materassino" |
Mia sorella dopo un pranzo del genere alla quale era stato
consigliato di mangiare poco si mise in tasca una susina e girandosi verso
mamma esclamò con tenerezza “ mamma che dici mi farà male?”.
Perché dopo pranzo andavano rispettate gli orari della
digestione, Tre ore di riposo e poi forse si poteva toccare l’acqua.
E nei diari di bordo trovo "In ricordo di una giornata divertente" ma chi me la dava tutta sta fantasia? |
L’ordine del giorno prevedeva “ Il bagno dopo le ore 16,00 e non prima sennò fa male! Poi non vi
allontanate che il vento ve porta via!” Cioè come il vento ce porta via?
Forse mamma intendeva dire che la corrente ci avrebbe portato via, ma se avesse
detto corrente noi avremmo pensato alla corrente elettrica. “ Uscite, correte, tornate qui ,dovete stare
vicini favve piglià un colpo!”
Ho ignorato sempre la ragione per la quale avessero paura di una congestione tanto da ignorare una più naturale e ovvia insolazione.
Mia sorella Francesca era più birichina, lei aveva il materassino, era
temeraria, aspettava un po’ di calma e poi si buttava in acqua a dormire. Per
ben due volte si è risvegliata al largo senza vedere più la spiaggia ed il
baywatch-bagnino al secondo recupero la legò all’ombrellone. Mia sorella si
ricorda solo che al rientro mia madre non urlava per la gioia di averla ritrovata
ma bensì bestemmiava gesticolando a manetta e la Franci presa da tanta
verogogna esclamò “ No quella non è mia
madre, noooo…..è la tata. Mia madre è in albergo a riposare”
Il bagnino con la faccia schifata aveva già espresso il suo giudizio “ mi sembrate la famiglia Addams” chiarì a mia madre che se mia sorella avesse tentato nuovamente di
prendere il largo l’avrebbe lasciata arrivare a fino in Sardegna.
Tutti in pace. Francesca in punizione sul bagnasciuga, incluso
acceleratore di melanina, io sotto l’ombrellone col naso rosso cremata di
Leocrema con una sola certezza: la voglia di fuggire da quella gabbia di matti.
“ se la Velia
fa il bagno? Ma capirai se non ce la
butti direttamente se non la schiodiamo dall’ombrellone” Ed ecco che con qualche incoraggiamento io mi immergevo
in acqua, sempre nel tardo pomeriggio.
Ma era bello il tramonto. Il sole ci accarezzava e sembrava
non ferisse più come prima, il sale sulle pelle se ne scendeva a tocchi,
sembrava quasi vero che mi fossi un po’ abbronzata. E poi asciugarsi era
piacevole con la brezza marina. A fine giornata lo stabilimento era ancora
integro e salvo dalle nostre mani e menti pericolose. Era bello anche rifare la
borsa perché c’era un ombra gradevole quasi amica, poi le mamme si confrontavano “ Guarda come sono nera io??? Ma guarda
qui…..e poi guarda le piedeeeeeeeeeeeeeeee” Io mia sorella, Mariateresa, Luca avevamo
la matematica certezza che una volta fatta la doccia a casa avremmo dovuto
chiamare il 115 o direttamente il telefono azzurro.
Le nostri povere pelli delicate e fini si erano soffritte.
Ma per noi piccoli il trauma non finiva qui…..c’era il ritorno verso casa sulle
note degli “ Alunni del Sole” o i “Cugini di Campagna” che tutti cantavano tra
risa e prese in giro. “ Ma che avete
piccoli? Siete sempre col muso lungo?”Riprendevano gli adulti “Adesso abbiamo IL COCOMERO da mangiare e ci
fermiamo alla fontana non siete contenti?”.
Politrauma alla
fontana
Nelle vicinanze di Montalto di Castro c’è una grande fontana
dove sgorga acqua fresca ed è contornata da querce secolari. La sosta era
obbligata, era un rituale, non potevi non fermarti alla fontana, non buttare il
cocomero al fresco e far prendere ai piccoli una polmonite fulminante. Eh
no!!!! Vai con la sosta, tutti stravaccati sul proprio prato, furgoncino a
porte aperte, sembravamo esplosi, un esplosione molto colorata, tra
le note del nostalgico sax di Papetti che uscivano dall’abitacolo. Sembravamo dei gran signori. Le
mamme si scambiavano i pareri sul prendisole acquistato in spiaggia ed io? Io
ero ai margini di tutto. Aria sostenuta, da bambina turbata, stanca, sfinita,
scocciata.
Mamma Rosalba “Dai piccola
vieni qui che adesso misuriamo il prendisole, se non ti sta bene lo passiamo a
Francesca sennò lo diamo a Maria Teresa
oppure facciamo una modifica e lo lasciamo a Luca”
Luca sconcertato “ ma
che sete matte?” e giù a piangere perché era l’unico maschietto in mezzo ad
una vespaio di donne scatenate.
Avrei voluto chiedere “PERCHE’
mi compri una cosa senza chiedermelo e poi me la vuoi far misurare
adesso???Quando io mi sono già rilassata dal marasma post escursione termica ?”
Non c’era verso di comprendere i bambini, anche se erano
taciturni e non rompevano le palle.
Le temperature si erano abbassate e noi ci lamentavamo solo
dell’aria fresca.
E mamma rincarava la dose
“ ma non è freddo!!!! Cammina su…eddai…è il sole che vi fa reazione no?”
Anche qui comprendo che la reazione del sole possa portarci
a qualche scompenso termico ma io avevo già il mal di gola, mi sentivo bruciare
tutta ed ero costretta a misurare sto benedetto prendisole.
.
Perché non bastava il sole che avevamo preso al mare ci
voleva anche un abito che ce lo ricordasse di averlo preso così tanto.
Mai un prediluna, un prendistella, una valanga di prendi
senza la parola SOLE:::)))????? NO
Grande sfilata dei bambini tra parei e prendisoli, i grandi
si riprendevano con l’anguria che era
stata al fresco nella fontana. “
Veliààààààààà vieni a mangiare il cocomero! Dai su sbrigati!”
“ mamma a me non
piace” “ dai su che è rinfrescante,
dolce e fa bene alla salute”
Non l’ho mai digerito e mai compreso fino in fondo. A che serve mangiare un frutto
se devi fare uno sputacchio al secondo per buttare via ogni singolo seme?. I
grandi si divertivano, noi ci accontentavamo. Avrei voluto della frutta normale anche una mela…..
ma l’anguria, il cocomero NO:::J)))).
Ma come a pranzo c’era la frutta esotica e la sera c’era
solo il cocomero????
Era l’ora del cocomero, il senso del cocomero che mi è
rimasto marchiato a fuoco.
A quel tempo non c’erano le zanzare tigri, ancora permaneva
l’ultima delle zanzare normali che noi denominavamo “zanzare ciabatta” perché
mamma o papà ce le uccidevano direttamente addosso usando la ciabatta, ti
rimaneva il pizzico e la ciabattata. Ne andavano così fieri che quando ce lo
dicevano, rivoltavano quella ciabatta verso i nostri occhi impauriti facendo
segno e monito. “ Oh guarda che ho
ammazzato? Para para sennò te ciucciavano tutta!”
Ma c’erano anche le “zanzare zoccole” perché se mamma aveva
cambiato scarpe e metteva gli zoccoli te piantava il tacco direttamente tra le
costole.
Tutti i bambino erano felici di andare al mare. Perché non
esserlo anche io????
Il viaggio verso casa proseguiva con lentezza tra le note
dei Dick Dick cantando tutti in coro
“ lasciò il paese all’eta di 20 anni, con in tasca due soldi e niente
più aveva una donna che amava da anni lasciò anche lei per qualcosa di più”
Eravamo vagabondi anche noi, ustionati, decongestionati,
febbricitanti e stanchi.
La doccia era la salvezza. Arrivare sotto la doccia e
scoprire di avere portato a casa 5
kg di sabbia a persona. Mia madre mi ripeteva “ ma non è possibile? Sembra cemento armato e adesso per togliertela
dovrò prendere la spugna che gratta”. Eccerto se devo soffrire SOFFRISCO fino
in fondo.
Poco dopo mi ritrovavo sul letto pulita, profumata, grattata e bruciata. Ero
rossa, talmente rossa che le lenzuola rischiavano di diventare un sudario come
la sacra sindone. Non volevo essere la solita bambina rompiballe ma esordivo
con un
“ mamma mi fa male la gola, ho freddo però sono felice del prendisole mi piace tanto grazie". E
lei tutta orgogliosa “ No il prendisole
l’ha comprato la Marisa
mica io…. era solo per vedere se te stava bene!” Beccate questa e porta a casa dicono da
queste parti.
Il Politrauma è solo iniziale cara Velia, la notte la
trascorrevo attraversata da brividi di freddo, le chiamate di Mariateresa al
telefono anche lei distrutta “ Oh vè non
ce vojo più andà al mare! Ho le vesciche anche sul pollicione”
Io e la Mariateresa avevamo
ustioni al quinto grado della scala Richter, facevamo tremare i letti. C’era la
gente del paese che ci veniva a trovare a casa trattandoci quasi da malate, sai
tra un caffè e l’altro le mamme si confrontavano sul loro operato.
“ Ste figlie pore cocche se so bruciate ma come hanno fatto?”
Chissà come avevamo fatto? Ma noi non ci davamo FOCO per divertimento, noi non
giocavamo con l’accendino.
E non era il foco di sant’antonio patrono del paese, era il
foco del sole “ Si fossi foco arderei il mondo” diceva il poro Cecco
Angiolieri.
Mia sorella e Luca invece erano fortunati, al secondo giorno
resuscitavano più neri che mai e le mamme esultavano puntando il dito contro di
noi “ Lo vedete come si piglia il sole?”-
"Al lago il bikini era ammesso" |
Al lago? Stesso rituale anche se meno stressante vista la
distanza.
Visto che al lago non c’è la marea, non ci sono le onde
tutti potevamo stare in acqua senza correre pericoli di correnti o onde
anomale. Peccato che ignorassero che quel
lago aveva fatto più vittime di tutto il litorale tirrenico in una sola
stagione. Andare al lago era come prendere il caffè, si decideva al momento e
non era obbligatoria nessuna preparazione psicologica. C’era il prato o qualche
sasso, al massimo ti beccavi l’immondizia della roulotte del vicino tedesco.
Nessun ombrellone perché c’erano tanti alberi a fare ombra.
Per la protezione solare non c’erano particolari accortezze “ ragazzi al lago il sole non brucia, perciò
niente crema al massimo un olio solare emmoliente di semi di girasole” Ma
il lago di Bolsena ha i suoi misteri, le sue isole ricche di segreti e
leggende. Quando stavamo a mollo mamma
domandava“ ma l’acqua quanto è alta?” come
se noi fossimo capaci di valutare l’altezza meglio della profondità. Bastava
arrivare dove non si toccava con i piedi per capire che non dovevamo andare
oltre."mamma ma l'acqua è profonda non è alta!". Mamma era così spiazzante "beh allora teneteve per mano stretti stretti che se morite annate giù tutte insieme".
Gli amici del babbo un giorno decisero di regalarci una
giornata col gommone. Eravamo al largo ed uno di loro per puro scherzo gettò
gli zoccoli di papà in acqua.
Era un punto non
bello. Poi lo zoccolo se lo tiri in aria e lo fai volteggiare arriva sull’acqua
e cade dritto verso il fondo. Lui la
prese a ridere e si tuffò.
Mia madre che già urlava “ Oddio adesso more, me l’avete ammazzato” se l’è visto scomparire
nel nulla per qualche minuto. C’era il
silenzio tipico del lago. “ mamma
dici che non torna davvero? Allora torniamo a riva che ho fame!??” Anche
gli altri si stavano preoccupando, un semplice scherzo si sarebbe potuto tramutare in tragedia.
Nessuna traccia del babbo, nessun movimento dell’acqua che
lasciasse intravedere qualcuno che stava per risalire.
E la mamma si faceva forte e per sdrammatizzare ripeteva “Sia ben
chiaro se il babbo non torna, stasera mangiamo la pizza va bene???” e
noi tutti felici “SIIIIIIIIIIIIIIIIIIII”
“se il babbo è vivo e torna ve faccio
menà a tutte quante!”
I classici traumi infantili che ti porterai dietro a vita. Speri
solo di mangiare la pizza e di non essere picchiata. Se il babbo muore è un problema
che diventa secondario.
Sembrava che si sollevasse il motoscafo e poco dopo ecco un
onda anomala con grande uscita, mio padre aveva recuperato entrambi gli zoccoli
ed era lì con il trofeo sulla mano destra “
Ce l’ho fatta avete visto???” Cercava di respirare a fatica perché era
stato in apnea per troppo tempo.
Lui grande nuotatore, io che a malapena riuscivo a stare a
galla tutta felice corsi ad abbracciarlo
“ Babbo dai che
stasera mangiamo la pizza!!!! mamma ha detto che se non tornavi ci avresti picchiato!!!!!”
Povera piccola Velia, ma chi te l’ha “imparate
“ ste cose???????????
Il babbo ci raccontò
che era sceso in profondità e che era stato fortunato a trovare il primo
zoccolo mentre l’altra si era inabissato. La difficoltà nel risalire era dovuta
ai molinelli, piccole correnti concentriche che portavano verso il basso.
Il babbo era salvo, il lago non era pericoloso come il mare,
il sole scottava meno e tutti i luoghi comuni diventavano assurdi.
È vero il sole sembrava essere meno aggressivo ma era solo
la sensazione lasciata dal vento. La sera eravamo un po’ rossi, mamma sempre
nera, il babbo incazzato.
Non volava una mosca e le zanzare erano tutte in ferie. Già
pianificavano la prossima gita mentre nei nostri occhi arrossati si evidenziava
un leggero terrore.
“Oh non deve volare
una mosca?” “ Si mamma hai ragione quella che svolazzava poco fa sulle nostre
teste aveva anche il prendisole!”
Perciò il mio augurio alle prossime generazioni è che non
lascino che i propri figli subiscano questi traumi da poliambulatorio
permanente. Io col mare ho chiuso definitivamente al compimento dei 16 anni. Il
lago? Mi era bastata la morte del cigno portato via dalla corrente......la morte del "Cignale" portato via dal Renegade del babbo.
Ero diventata nera e bella abbronzata, a fine stagione mi
facevo i complimenti da sola.
Non ero più una palla al piede anche se quell’anno mamma mi
aveva quasi contagiata con la sua voglia di essere caramellata nonostante le
prime ustioni. Avevo scoperto anche io il potere dell’accelleratore di
particelle e non era il CERN, andavo alla velocità della luce quando si parlava
di creme abbronzant, .il prendisole mi donava ed ero quasi carina!
"Questo è il mare che amo a prescindere dalle scale....la fotografia di Julio Fusco rende l'idea" |
Il mare per me rimane fonte di grande energia quando c’è il
tramonto. stupendo e struggente l’inverno quando le onde diventano giganti e si
infrangono sugli scogli con estrema violenza.
Ho vissuto per 10 anni in Costiera amalfitana tra Ravello e
Positano. Ho trascorso le mie estati barricata in casa a mirare il panorama dal
terrazzo, uscivo solo per andare al lavoro e mi godevo l’inverno mite a
passeggio sulle spiagge deserte.
Scendere in spiaggia era un vero sacrificio che permettevo
di essere consumato quando venivano a trovarmi parenti o amici. Luglio e Agosto
erano i mesi letali. Sono sopravvissuta alla calca, alle spiaggia affollate del
15 di Agosto, alle file interminabili per prendere il minibus, ai parcheggi
abusivi in tripla fila, sopravvissuta a tutte la scale e salite ripide
possibili.
Non è cambiato nulla di quella Velia, bimba un po’ orsa e
taciturna. Lei è rimasta sempre amante del silenzio, amante del mare e meno del
suo grandioso sole. Il sole se lo tiene stretto dentro e lo tira fuori quando
sente freddo. BUONA ESTATE_______senza piede sull' acceleratore!!!!
Comments
Ho letto divertito la descrizione che hai fatto del tuo Calvario estivo, anche perchè anch'io ho passato estati simili, forse con meno quantità di cibo portato in spiaggia ma più macchie di petrolio da togliere dalla pelle. E conservo, ancora più forte, la repulsione per tutto ciò che canicolare, sabbioso e che disidrata. Io preferisco di gran lunga il fresco, la montagna, con tutti i suoi sapori e profumi e la neve, ma forse per te questo è un po' troppo vero? Fatico un po' ad immaginarti in un bosco di Gressoney mentre ti associo più facilmente al sole o comunque al mare... Forse sbaglio vero? Se non ci sei mai stata, te lo consiglio "caldamente". Sui profumi del bosco, devi provare mentre sulla cucina, forse sai già tutto.
Fammi sapere che ne pensi.
Ciao
Claudio