Ultimo Natale Antico
Quanti di voi, noi, essi, coloro i quali, non hanno un bel ricordo del Natale? quello trascorso in famiglia??? Ovvio da bambini quando si credeva a Gesù Bambino, lui che dopo la mezzanotte nasceva in una capanna nella lontana Betlemme tra il raccordo anulare e la Cassia. Un bambin Gesù biondo con gli occhi azzurri nato e riscaldato tra un bue raffreddato ed un asino volante. La Madonna era bellissima, anche lei occhi azzurri e capelli dal castano- biondo platino ( colpi di sole non riportati nel vangelo) .
Nel Presepe la culla rimaneva vuota fino allo scoccare della mezzanotte. Noi intenti a scartare i regali pregando che la letterina mandata a quel piccolo santo figliolo fosse stata inoltrata anche a Babbo Natale. Il grado di parentela? Mi è sempre mancato questo passaggio. La maestra mi guardava storta e mezza intorpidita davanti alle domande di una settenne meno sveglia degli altri ma che guardava alla vita con occhio più maturo e senza magie di fondo. Il mio ultimo vero e definisco VERO NATALE perché vissuto con la più totale inconsapevolezza e leggerezza. Nonna Parisina ( toscana DOCG) e Nonno Gastone ( di Narni IGT) il natale lo vivevano tramite la cucina. Si partiva verso casa il pomeriggio della Vigilia di Babbo Natale e noi bambini eravamo in riga. In primis Babbo Roberto aveva già tirato a lustro l’auto dell’anno (le cambiava a ripetizione che credo nell’84 fosse il boom della renault) della serie, in auto durante il viaggio da Monterubiaglio a Chianciano Terme il babbo non avrebbe creato condensa e anche alla minima apparenza di essa non avremmo potuto scrivere qualcosa sul vetro pena la rimozione di ogni singola falange, falangina e falangetta. Mi ricordo che in quell’anno poco prima di partire vidi il film oramai “stravecchio”del 59 “Viaggio al centro della terra”. Vi giuro che negli anni 80 davano questi film in pasto agli infanti tra giganti funghi commestibili, dinosauri e tempeste magnetiche. Perciò dopo essersi goduti il film ( io da me medesima…sola e su Rete4) ci si metteva in viaggio per la cena che avrebbe avuto luogo in Toscana dai NONNI PATERNI. In primis devo ricordare ai figlioli di adesso che ai quei tempi mamma e papà già partivano incazzati, segno che non avresti MAI prendere atto di ogni singola richiesta decidere una tappa, fare capricci o solo dire “mi scappa la pipì”. Si partiva con la voce sommessa di mamma che era un avvertimento “sappiate che io vi posso proteggere ma non avrò scelta se mi portate all’esasperazione per evitare il divorzio!”. Noi in auto, la parola divorzio non la sapevamo descrivere ma significava o avrebbe significato la fine anche alla sola domanda “Babbo Natale può volare?”. A mia sorella “ Franci che te frega se vola? Fatti gli affaracci tua no?”. E se babbo Natale volasse non ci è mai fregato nulla specie una volta arrivati a destinazione perché vedrai le sorelle del babbo, sempre fighe e tirate a puntino con le loro figlie e pseudo fidanzati dell’anno. Ovvio che a 11 anni anzi 10 perché l’anno l’hai finito da poco ti chiedi “ma chi cacchio mi ci ha portato qui?”.
Invece trovi e ritrovi la solita aria di festa, ovvio con tutti i filtri che l’infanzia permette. Nonna Parisina, cuoca di mestiere non stava lì a fare la magica. Da verace toscana tirava fuori il meglio di sé “Oh ‘citti” stasera si mangia un bel po’ di cose bone”
Vi giuro che quando si entrava in quella casa di campagna i profumi erano senza parole o descrizioni perché Nonno Gastone supervisionava tutto all’ennesima potenza che persino Nonna Parisina era muta nonostante le sue numerose performance culinarie.
Le mie uniche cugine belle come il sole Monica e Manuela e Paolo primogenito della prima figlia dei nonni erano come un tesoro da custodire che l’Unesco secondo me non avrebbe fatto in tempo ad inquadrarli come “patrimonio”. Eh Si Monica era fidanzata con un certo Gaitano o Andrea che presenziò la cena solo per il dolce. Nonno Gastone gli chiese bonariamente “Cosa pensi del mio vino?” e lui rispose “quello mio è più bono!”. A quella frase io tremai come una foglia, sfidare mio nonno avrebbe equivalso alla fine del genere umano. Chissà perché mentre tutti stavamo con la goccia di sudore sulla punta della palpebra Nonno disse “Vi sfido tutti a carte….vediamo chi vince!”
PRE TRAUMA
Avevo già fatto accenno della non condensa sull’auto di mio padre ( il mi babbo) perciò riscaldamento a palla ma finestrini aperti anteriori perché da fumatori incalliti meglio avere una polmonite anziché un cancro a lunga gittata. Certo io sorridevo con mia sorella a fianco che il mio babbo “”ahoooo ma che ve ridete? Una volta arrivati tutte e due in riga!”. Sempre in riga, sempre precise ed educate come da protocollo. “Il nonno le vole poche il babbo meno!”.
Perciò una volta arrivati in Toscana dai nonni (45 minuti di auto e apnea totale) i nonni ci hanno accolto con tutte le cure dell’attimo sfuggente “Tesssoro oh cittine di nonna toglietevi il capotto che lo porto in camera, vi faccio anche il letto, il pigiama è pronto caldo caldo!” Ed io avevo già la chiara sensazione “Francy stasera dormiamo qui” ovviamente mia sorella più piccola non poteva arrivarci “Io voglio la mamma!” ed io nel piccolo per essere stronza “Stanotte dormi col nonno che non ti fa la pappa!” Ebbene io ben sapevo che Vigilia racchiudeva un pacchetto più ricco di quello enunciato in prima battuta. Ma io di natura freddolosa mi misi fissa davanti alla stufa a legna. Baci e abbracci dagli zii e cugini ma soffrivo così tanto freddo che nonostante nonna Parisina spentolasse io ero un pinguino travestito da odalisca. E Dio volle benedire la piccola Velia tremolante con il tubo della stufa, se ne venne giù tutto di un botto, Nonna spentolava vistosamente, vigorosamente e magari qualche mossa di troppo PATATRACCHETE. Io non avrei voluto essere intubata, ma quel tubo mi prese in pieno facendo saltare per aria l’acqua della pasta che bolliva. No non mi feci nulla di male a parte essere leggermente più scura per colpa della fuliggine, bionda, olivastra e affumicata al punto giusto. Nonno Gastone partì con la borsa del ghiaccio per farmi assorbire il bernoccolo sulla fronte. Chiamare il telefono azzurro? Congelata, tremolante, sbattuta, ustionata e fuligginosa mi stavo quasi per scaldare e la borsa con acqua ghiacciata mi faceva entrare in ibernazione totale.
TRAUMA CRANICO
Il tubo che mi aveva colpito aveva colpito l’attenzione di ogni singolo astante, Nonno che insultava la povera Santa Maria Goretti che io non conoscevo e che di certo non aveva colpa dell’accaduto.
Mi misi in un angoletto spaventata ma in silenzio perché se Nonno Gastone bestemmia e Nonna Parisina cerca di mettere pace ad una scalmanata compagnia non è facile. Non fu facile vedere il mio primo trauma cranico uscire da quella testa cotonata di biondi boccoli. Ero vistosamente gonfia e Nonno ogni volta che mi guardava ce l’aveva con Santa Maria Goretti. Pensavo, ero già un essere pensante “Ma questa santa cosa gli avrà mai fatto per prendersi tutte ste imprecazioni”. Parliamo di maschilismo, una donna non è santa se vuole morire per la propria verginità ma come dicevo a mia cugina “Il babbo dice che se non si è vergini fino al matrimonio poi non ci sposa nessuno?!”. Mia cugina più grande rideva come una pazza, io non ridevo ( era proibito dal protoccolo), io non piangevo (era furviante per il protocollo) e mia cugina “Sai lui ce l’ha con sta santa perché non l’ha data via in tempo!”. Ovvio che a 11 anni che ne sai come è il mondo!!!??? Lo vivi per l’età che hai, sai solo che il Natale è il trauma primario, una festa che non ti rappresenta, i santi li lasci in paradiso e vai a fare catechismo, la recita struggente del fine scuola
IL SOLE ecco che arriva il Natale vero
Il menù tipico della serata era fatto di legumi, baccalà fritto, bruschette varie e piatti di pesce che Nonna Parisina preparava solo per la Vigilia. Nonna cantava e Nonno bestemmiava. Gli venivano bene al punto che esaurito il calendario 1984 già cercava quello del 1985 per battezzarlo secondo sua tradizione. Ma dovevamo aspettare l’arrivo dell’ultima persona invitata: mio cugino Paolo, lui faceva il militare, 21 anni primogenito di mia zia e primo nipote per tutti. Lui festeggiava il suo compleanno il 24 dicembre nonno il 25 dicembre. Era questa la vera festa e propria, unire due compleanni e trascorrere ore di sano divertimento. Paolo arrivava come il sole, perché solare di sua natura. “Oh citto della nonna sei così magro che devi mangiare!” Si Paolo era il sole per tutti, anche per me che lo guardavo imbambolata al limite di una perturbazione amorosa incestuosa. Mi ripetevo “ma quanto è bello mio cugino? Ma quanto è dolce mio cugino”. Il suo sorriso confortava Nonno che aveva smesso di bestemmiare e che quasi lodava Santa Maria Goretti. Paolo illuminò quel Natale come una stella cometa “Velia sei bellissima, pensa a quanti ragazzi ti verranno dietro?” Io sorridevo un po’ in imbarazzo poi lo prendevo al collo e non lasciavo più per tutta la serata.
Nonno voleva giocare a carte, Paolo accettò di buon grado per poi far unire mio padre e gli zii…..ma attenzione Nonno aveva un Tic nervoso e barava fino all’osso. A fine serata noi donne in chiesa, l’unico uomo è Paolo ad unirsi a noi stretti mano nella mano. Si vabbè avevo chiappato un tubo della stufa, avevo pianto internamente per farmi vedere forte. Paolo ci tenne per mano fino alla comunione, non ci lasciò un secondo. “Dai che stasera si fa baldoria e scartiamo i regali, poi vi racconto cosa ho fatto negli Stati Uniti”. Noi tutte in brodo di giuggiole, Nonno piangeva mentre scartavamo i regali, si alzò da quel tavolo e se andò fuori per pochi minuti. Chissà cosa ci fosse in quel cervello? Un modo per nascondere la propria emotività e farsi sempre chiamare “Brontolone!”.
Dormimmo tutti in un megaletto dove racconti, storie prendevano corpo “Velia ma tu gli vuoi bene al nonno Gastone” io come una cogliona dissi “Si però a volte è cattivo, a volte non so se scherza o dice sul serio specie se fa l’occhietto!” Paolo, io e Francesca dormimmo in quel lettone a 4 gradi sotto zero “Nonno è pure tirchio sul riscaldamento”. Pochi minuti dopo era tutto funzionante, sembrava di stare alle Maldive o come diceva Paolo “Avete visto? Benvenuti in Florida ora vi racconto la mia avventura ad Orlando. Mia sorella “Chi è Orlando?” ed io “Fatti i cacchi tuoi dormi che Orlando è morto congelato!”.
Da quel Natale raccontato con leggero sarcasmo al punto giusto siamo arrivati a 32 anni dopo e non ho più vissuto, aspettando babbo natale o Gesù bambino.
Ho pensato a Babbo Nasale per le immense sinusiti che beccavamo ( Grazie al mio angelo custode Marco Angelucci e le sue uscite fantastiche) ai mal di gola e placche curate con pennicellina e siringhe di vetro che bollivano sul fuoco.
La vita poi ci ha stretto in un abbraccio, quello della vigilia 84, Paolo ripartì per il militare e non tornò più perché Dio chiese la sua vita. Non so se io lo abbia mai accettato, non l’ho mai sognato, l’ho cercato per mari e monti senza risultato. Nonno non si riprese da quella botta, noi pure, il Natale finì così perché festeggiare non avrebbe avuto più senso. L’immagine di un bambino scolpito rimane in Gesù appena nato, sempre biondo, occhi chiari, bello paffutello. A noi ce lo avevano portato via e smettemmo anche di fare il presepe. Ma dio ha strade infinite nonostante Nonna Parisina continui a cucinare mio padre assieme a Lucia hanno dato alla luce un figlio bello come il sole. Si chiama Paolo ed è mio fratello.
Oggi Nonna Parisina vive per lui che ha 19 anni, la porta in giro a fare shopping, mi fanno ridere le loro discussioni su come si parcheggia l’auto, fino all’acquisto dei cosmetici “Oh nonna ma ti fermi pure qui??” e lei “Oh citto la nonna mette anche la crema antirughe sai?”
La vita ci cambia, ci trasforma non è un Natale a fare la differenza, è un giorno come un altro per allentare la cintura dal troppo cibo. Un giorno per gioire o soffrire. La ricetta per un Natale perfetto non esiste, leggiamoci dentro ed il poema è già scritto. Auguri a tutti per una vita sana e senza sofferenza, a chi ci legge nel cuore possiamo solo donare l’anima. Al Diavolo il resto…….
https://www.youtube.com/watch?v=LRP8d7hhpoQ
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