Qui..la strada dell'ottimismo flessibile...
QUI Ma se il pensare è già un sogno del sentire, le parole di questo diario - volutamente incustodito - sono sogno del sogno…..forse un angelo ci guida verso universi speciali.
Dedicato a Fabiola e Monia amiche d'infanzia che porto nel cuore......
"Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders
La Storia di due angeli che si raccontano a vicenda quel che di spirituale hanno trovato nella vita terrena. Un percordo difficile data la loro invisibilità agli esseri umani.
Dedicato a Fabiola e Monia amiche d'infanzia che porto nel cuore......
"Il cielo sopra Berlino" di Wim Wenders
La Storia di due angeli che si raccontano a vicenda quel che di spirituale hanno trovato nella vita terrena. Un percordo difficile data la loro invisibilità agli esseri umani.
….. Ho voluto iniziare questa lettera così….perchè è qui che mi trovo, è qui che avverto la mia anima…mille fili mi legano qui.
E’ trascorso molto tempo e sono accadute molte cose in questi ultimi due anni.
La malattia è anche questo: fare progetti e non riuscire a realizzarli nei tempi e nei modi dovuti…più che voluti. A causa delle ricadute, della sofferenza, della perenne stanchezza ma anche per l’arduo percorso che si deve fare per accettare se stessi con molta sincerità e con sufficiente distacco.
Le flebo sortiscono il loro effetto ed io scrivo diari a ripetizioni manco fossi Alessandro Manzoni Con i suoi “I provetti sposi”. La scrittura non è altro che il microcosmo della coscienza se riesci a condividere con gli altri questo cammino si è più consapevoli delle proprie emozioni.
Chissà se avessi riconosciuto in tempi non sospetti questa piccola scrittrice in erba forse avrei fatto studi diversi e avrei reso felici più persone….forse più del cucinare una semplice ricetta.
Che dirti questa auto-rivisitazione non fa altro che giovarmi. Oggi in ospedale mentre facevo le cura pensavo al mio percorso davvero strano. La dott.ssa mi ha detto che ho un fisico bestiale. Oserei definirlo quasi magico anche se di magismo non si tratta. Non è un miracolo, non è decifrabile per chi mi vive ogni giorno.
Grazie alla scrittura al mio fiume di parole miste a rabbia e tanta speranza. Non mi sono più sentita vittima o boia ma semplicemente un essere umano... peccatori si diventa perché esiste il peccato….il peccato esiste perché siamo peccatori!!!
Le vecchie generazioni donano spesso grandi storie d’amore e d’affetto insolute.
Quante volte ci picchiavano sopra le cadute???? Sempre…..e su quelle cicatrici crescevamo più grandi e forti. I veri uomini crescono così.
Quante volte ci picchiavano sopra le cadute???? Sempre…..e su quelle cicatrici crescevamo più grandi e forti. I veri uomini crescono così.
Era una guerra continua. Chissà quanti ferite non rimarginate??? Poi se riavvolgo la pellicola sembra come se non fossero mai accadute a me.
La sera se non mi addormento subito oddio io penso a tutto, sogno cose esorbitanti su quello che desidero … col rimpianto che prima o poi tutto scomparirà nel nulla se rapportato alla vita reale. E mi domando cosa ci riserverà sta benedetta vita??? Se passo quell’ora fatidica è fatta…..ma ci sono le gocce che piano piano mi portano tra le braccia di Morfeo.
Queste mancanze generano sensazioni di insicurezza. Lasciano spazio alla nascita di voragini, dei buchi neri dall’apparenza minacciosa. Ci guardiamo attorno e vediamo la felicità impressa negli occhi altrui. E noi dove siamo? Noi viviamo nella convinzione che quanto ci accade sia spiegabile e comprensibile all’interno di un certo quadro di riferimento in cui gli eventi hanno una loro ragione d’essere. Poi la malattia e la morte rappresentano il disordine, un inspiegabile ingiustizia e l’essere umano non può fare altro che prendersela col destino, col fato, con la sfortuna oppure con sé stesso e persino con gli altri.
Era solo una questione di tempo, è tuttora una questione di tempo. Riuscire a fare quello che poi non si riesce a fare. Vorremo dire tanto, esternare anche l’odio represso ma il tempo ci mangia vivi.
E’ come avere gli orologi ma non essere padroni del tempo.
Non sono uscita indenne neanche io da questo meccanismo, da questo interrogativo. Vengo da una vita difficile, da esperienze dolorose e trovarmi davanti ad una diagnosi del genere mi sembrava troppo. Ero arrabbiata, furiosa. Non avevo già pagato abbastanza il mio tributo di sofferenza? Non avevo diritto ad un po’ di serenità? Perché a me?
Ma quella domanda non aveva senso. Chiedersi perché proprio a noi, a te, a me, a loro….non ha senso. Non ha senso chiedersi perché si è maschi o femmine, perché si hanno gli occhi azzurri oppure neri, perché siamo nati a Monterubiaglio invece che a New York. Lo so punto alto…..ma rende l’idea.
Perché in questi limiti scopriamo talenti nascosti. L’accettazione richiede tempo, un processo di maturazione che spesso recide i rami vecchi pur di far crescere quelli nuovi.
Si atterra o ci si schianta e poi si risorge.
E’ inevitabile….vestire per anni la mimetica per non farsi ancora più male.
Poi ecco che sotto la mimetica si vedono i lividi. Pensavamo di esserle sfuggiti ma il mal di vivere e quelle fitte assurde hanno trapassato anche l’anima..
Era solo una questione di tempo, è tuttora una questione di tempo. Riuscire a fare quello che poi non si riesce a fare. Vorremo dire tanto, esternare anche l’odio represso ma il tempo ci mangia vivi.
E’ come avere gli orologi ma non essere padroni del tempo.
Non sono uscita indenne neanche io da questo meccanismo, da questo interrogativo. Vengo da una vita difficile, da esperienze dolorose e trovarmi davanti ad una diagnosi del genere mi sembrava troppo. Ero arrabbiata, furiosa. Non avevo già pagato abbastanza il mio tributo di sofferenza? Non avevo diritto ad un po’ di serenità? Perché a me?
Ma quella domanda non aveva senso. Chiedersi perché proprio a noi, a te, a me, a loro….non ha senso. Non ha senso chiedersi perché si è maschi o femmine, perché si hanno gli occhi azzurri oppure neri, perché siamo nati a Monterubiaglio invece che a New York. Lo so punto alto…..ma rende l’idea.
Perché in questi limiti scopriamo talenti nascosti. L’accettazione richiede tempo, un processo di maturazione che spesso recide i rami vecchi pur di far crescere quelli nuovi.
Si atterra o ci si schianta e poi si risorge.
E’ inevitabile….vestire per anni la mimetica per non farsi ancora più male.
Poi ecco che sotto la mimetica si vedono i lividi. Pensavamo di esserle sfuggiti ma il mal di vivere e quelle fitte assurde hanno trapassato anche l’anima..
Per molto tempo mi sono sentita con l’anima scorticata, provavo fatica anche a respirare perché nulla aveva senso. Col senno di poi mi rendo conto che in quel periodo a parte la depressione che mi aveva sopraffatta non c’era nulla che mi potesse rendere felice.
Ero al ristorante ed ecco che all’improvviso ero colta da una sensazione di smarrimento e da una forte tristezza
E’ stato un percorso difficile. Ho iniziato dalle piccole cose anche grazie all’aiuto di Gianluca.
Io ero lontana anni luce da tutti persino da lui che assecondava ogni mio piccolo cambiamento di umore. Iniziai a scrivere quello che volevo e non quello che provavo perché spesso i sentimenti negativi sulla carta acquistano un potere nefasto. Ma scrivere quello che si desidera non è male….prima o poi il meccanismo si sblocca. Ma c’ho messo un anno e mezzo per ritornare sulla terra. Ed ogni volta che mi ripetevo “secondo me non tornerò più come prima, non c’è speranza” ecco che c’era un piccolo miglioramento e quel balzo in avanti veniva fatto.
La volta dopo ecco due passi indietro ma poi la volta successiva ancora un passo in avanti.
Mi ero preparata un decalogo: scrivi le cose che vorresti fare e che credi possano renderti non dico felice ma almeno fiera di essere su questa terra.
Scrissi che volevo tornare a casa ad una condizione: che la mia vita cambiasse al punto che mamma e papa avrebbero dovuti essere fieri di me. Già ero partita col piede sbagliato. Non sarebbe andato bene con la negatività che c’era in giro. Loro hanno la presunzione di credere che se hai un lavoro qualsiasi esso sia, hai una persona a fianco non si debba chiedere di più al padreterno.
Ero al ristorante ed ecco che all’improvviso ero colta da una sensazione di smarrimento e da una forte tristezza
E’ stato un percorso difficile. Ho iniziato dalle piccole cose anche grazie all’aiuto di Gianluca.
Io ero lontana anni luce da tutti persino da lui che assecondava ogni mio piccolo cambiamento di umore. Iniziai a scrivere quello che volevo e non quello che provavo perché spesso i sentimenti negativi sulla carta acquistano un potere nefasto. Ma scrivere quello che si desidera non è male….prima o poi il meccanismo si sblocca. Ma c’ho messo un anno e mezzo per ritornare sulla terra. Ed ogni volta che mi ripetevo “secondo me non tornerò più come prima, non c’è speranza” ecco che c’era un piccolo miglioramento e quel balzo in avanti veniva fatto.
La volta dopo ecco due passi indietro ma poi la volta successiva ancora un passo in avanti.
Mi ero preparata un decalogo: scrivi le cose che vorresti fare e che credi possano renderti non dico felice ma almeno fiera di essere su questa terra.
Scrissi che volevo tornare a casa ad una condizione: che la mia vita cambiasse al punto che mamma e papa avrebbero dovuti essere fieri di me. Già ero partita col piede sbagliato. Non sarebbe andato bene con la negatività che c’era in giro. Loro hanno la presunzione di credere che se hai un lavoro qualsiasi esso sia, hai una persona a fianco non si debba chiedere di più al padreterno.
Vero….ma i meccanismi psicologici sono altri. E qui subentra l’autostima. Amare quello che si fa se in primis è la tua famiglia a dirti “va bene” se gli altri approvano.
Ma nessuno approvò la mia passione per aprire una scuola di cucina, preparare le marmellate, manicaretti, scrivere sui blog e sui giornali. Per loro erano semplicemente immani cazzate, sogni che sarebbero svaniti all’orizzonte alla prima difficoltà.
E le lotte vere iniziarono nel 2006, dove tutti mi scoraggiavano al punto che dovetti fare bagagli e bagatelli e venire a vivere ad Orvieto.
Dopo 5 anni raccolgo i frutti di quel sacrificio, di tutte le lacrime versate per far capire loro che io anche se ero la figlia di Zorro sapevo cavarmela da sola…..come sempre avevo fatto.
La casa era finita, mancava la cucina. Iniziai a promuovere un sito che aveva poche cose da offrire ma quel poco che dava era pieno e stracolmo di gioia. Ho unito l’esperienza maturata come direttrice d’albergo perché avevo contatti in tutte le parti del mondo e se nel 2005 iniziai per gioco, per sfida.
Ora mancava il tassello principale, farla diventare un azienda per produrre materie prime o servizii che portassero il mio marchio VCS già brevettato.
La sere d’estate quando salgo si fa ancora la passeggiata notturna, si arriva sino alla pianetta ci si mangia il gelato.....si ritrovano tante persone credute perse nei loro mondi per poi scoprire che ero io quella che si era persa una parte di vita dedicata al mio paese.
Ma nessuno approvò la mia passione per aprire una scuola di cucina, preparare le marmellate, manicaretti, scrivere sui blog e sui giornali. Per loro erano semplicemente immani cazzate, sogni che sarebbero svaniti all’orizzonte alla prima difficoltà.
E le lotte vere iniziarono nel 2006, dove tutti mi scoraggiavano al punto che dovetti fare bagagli e bagatelli e venire a vivere ad Orvieto.
Dopo 5 anni raccolgo i frutti di quel sacrificio, di tutte le lacrime versate per far capire loro che io anche se ero la figlia di Zorro sapevo cavarmela da sola…..come sempre avevo fatto.
La casa era finita, mancava la cucina. Iniziai a promuovere un sito che aveva poche cose da offrire ma quel poco che dava era pieno e stracolmo di gioia. Ho unito l’esperienza maturata come direttrice d’albergo perché avevo contatti in tutte le parti del mondo e se nel 2005 iniziai per gioco, per sfida.
Ora mancava il tassello principale, farla diventare un azienda per produrre materie prime o servizii che portassero il mio marchio VCS già brevettato.
La sere d’estate quando salgo si fa ancora la passeggiata notturna, si arriva sino alla pianetta ci si mangia il gelato.....si ritrovano tante persone credute perse nei loro mondi per poi scoprire che ero io quella che si era persa una parte di vita dedicata al mio paese.
E quella sera seduti sul muretto del Bar Laura le parole piene di speranza dei miei amici mi fecero capire che la rinascita seppur lenta era alle porte “siete tutti qui che bella serata". Il Cecci che parlava con Jonas della loro parte scolastica e goliardica, io.. Velia e la Monia che ci si conosce da quando eravamo piccole….poi Marco e la Romina. "Cosa posso chiedere di più. Questa è una bella serata” ha esclamato ancora il Cecci. Si so cucinare bene come dicono in molti ma qualcuno ha replicato guardandomi dritta negli occhi “e sai anche scrivere”.
Ma la mia scrittura è frutto del cuore, scrivo affinchè quelle parole non si perdano nel vuoto assoluto. Scrivo affinchè rimanga l’affetto che ho provato verso chi ha fatto parte integrante della mia vita.
Mentre attraverso la strada con i miei clienti americani ai quali racconto le vicissitudini del paese, mi dilungo sulla storia e poi la coloro di tante cose buffe perchè si ricordino bene della loro esperienza. Un esperienza che cerco sempre di rendere unica donando parte della mia vita, aprendo semplicemente la porta di casa.
Monterubiaglio oggi è tra le più importanti mete da visitare in Umbria......da non credere!
Poi dopo il lavoro che mi assorbe totalmente mi richiudo in casa nel mio mondo e mi domando dove mi porterà questa vita...quanto ancora riuscirò a fare quello che amo e che rende felice chi mi sta vicino.
È quello che mi chiedo ogni giorno, come sarà, a cosa penserò, ancora più inquietante l’idea di non accorgermi nemmeno di quello che accade, cessando di esistere, portando con me la memoria di ogni battito del mio cuore e rimanendo, forse, in qualche banale annuario e nei ricordi infantili di chi mi sopravvive.
Torno a casa. leggo e scrivo.....nelle favole c'è sempre il cattivo che viene punito e non vince mai sul buono....che palle.
Leggo, ancora un’altra pagina " i buoni sono buoni, i cattivi invece no, che rabbia, vincono sempre i primi, che con uguale cattiveria riescono a sopraffare chi invece dichiara dal principio di essere una mela marcia" ( frase stupenda di Sergio Maria Teutonico).
Smetto di leggere, sono stanca, è caldissimo e contro la calura estiva nulla è possibile.
Arriva al mio naso profumo di cipolla ....prima che dimentichi le marmellate di cipolle appunto che cuociono a fiamma bassa e devo correre. Rido e mi convinco che si può essere felici con poco.
Vivo immersa nei sogni e solo la sveglia che non ha clemenza mi ricorda che dovrò pur alzarmi e vivere………..la vita è più forte della morte me lo ripeto sempre.
Ecco la sveglia che mi riporta alla realtà scoprendo che in fin dei conti ogni singola giornata porta con sè un messaggio da non disperdere, la quotidianità stessa è una fonte inesauribile di avventure mostruose e di piccoli e grandi miracoli che illuminano il cammino.
Nel mio sogno ero persa nella campagna ma dall'alto vedevo un gabbiano o forse un aquila che vegliava sul mio cammino. Ti ho chiamato...chissà ho pensato che fossi tu ed infatti era così. Semplice deduzione. Il gabbiano si avvicinava e si allontanava ma sapevo che prima o poi sarebbe tornato tra le mie mani dalle quali era partito per un volo lontano.
Una voce sacra quella che incarna il senso della luce, del calore, della altezza, dell’ illuminazione e quindi anche della spiritualità.
Mi sono detta sotto questa forma spirituale nessuno potrà mai dire cose non vere, nessuno potrà mai giudicare se io ascolto il suo canto in riva al mare.
Mi sono addentrata in una foresta bella, verde, luminosa. davanti a me una collina e poi un castello. Da lì si poteva intravedere tutta la vallata.
Sulla finestra seduta a scrutare il cielo è arrivato il gabbiano che ha iniziato a parlare.........che bello....ho pianto ho riso mentre trovava ristoro sulla mia mano.
Poi ho ancora porto le mani al cielo e lui è volato ancora più in alto.....nei suoi gridi rauchi e sgraziati la gioia della vita e del movimento. .ma tornava a vedere cosa stessi facendo accompagnandomi persino a cogliere i fiori. Sentivo i pensieri nell'aria e le parole erano parole sacre...
Beh si un sogno bello e ristoratore e ne avevo bisogno al mio risveglio ho avvertito vivamente che eri lì....a parlare con me. Il mio angelo custode.
Mi sono rassegnata in modo intelligente. Sarebbe stato un richiedere a me stessa continue spiegazioni, uno stillicidio continuo.
Si come la città distrutta di Shambala il passato dovrà rimane qui nel mio cuore. Ma con tutto ciò che c’è stato di bello. Rivivo i miei ricordi dell’infanzia con meno dolore, con estrema gioia e con un pizzico di ironia che non guasta.
Quando ero piccolina e mi ammalavo con le solite infezioni alla gola. Dovevo fare le punture di pennicellina. Si erano tutti arrabbiati all’inizio pareva fosse colpa mia anche il semplice raffreddore “eh vedrai…..la maglietta de lana nun le mette mae….corri e sudi…e vedrae…vedrae” “cavalla pazza dove corri”
Mentre quel pentolino bolliva e l’odore acre di alcool si sprigionava nell’aria diventavano tutti più buoni con me. Le zie Olga e Nena iniziavano a farmi i complimenti “ ma brava sta figlia…..guarda tu quant’è brava…porina sta male ma ora prende la medicina e le passa tutto” Ma il loro modo di attorniarmi e di farmi i complimenti era un modo per tenermi e bloccarmi in caso di fuga. Io ero piegata e piagata da quelle punture. Erano streghe cattive…..paracule almeno io le vivevo così. Ma erano le zie speciali, quelle che non mancavano mai, ero la loro mascotte.
Urlavo dicendo “ me dite che so brava solo quanno me dovete mantenè bona” Certe corse intorno al tavolino. Chi mi prendeva per le gambe chi per le mani.....e BOOM.
Poi appena fatta la puntura passava tutto a parte quei mega ponfi doloranti sul sedere che non si assorbivano mai. Quanto bene in fin dei conti abbiamo ricevuto???
Con le punture un po’ meno……pero??:
Attraverso la strada con i miei clienti americani ai quali racconto le vicissitudini del paese, mi dilungo sulla storia e poi la coloro di tante cose buffe perchè si ricordino bene della loro esperienza. Un esperienza che cerco sempre di rendere unica donando parte della mia vita, aprendo semplicemente la porta di casa.
Monterubiaglio oggi è tra le più importanti mete da visitare in Umbria......da non credere!
Poi dopo il lavoro che mi assorbe totalmente mi richiudo in casa nel mio mondo e mi domando dove mi porterà questa vita...quanto ancora riuscirò a fare quello che amo e che rende felice chi mi sta vicino.
È quello che mi chiedo ogni giorno, come sarà, a cosa penserò, ancora più inquietante l’idea di non accorgermi nemmeno di quello che accade, cessando di esistere, portando con me la memoria di ogni battito del mio cuore e rimanendo, forse, in qualche banale annuario e nei ricordi infantili di chi mi sopravvive.
Si vive una vita libera, tutti i giorni e che vorremmo che fosse in piena sintonia col passato. Io ci litigo. Ci faccio pace. Lo amo e lo odio. Ma con perizia estrema ho scoperto la facoltà e persino la competenza di saper leggere OLTRE le righe. Ci si scopre ingegnosi più intelligenti. Ecco che quella esistenza che riteniamo come non libera acquista un potere travolgente ma nasce sotto un nuovo astro…..competenza di saper leggere la verità. Io ora leggo, la scavo e trovo che non sia così tanto deplorevole. Quella vita di allora non è poi così tanto male se rapportata alla società odierna dove i giovani sono solo sopravvalutati e non emergono alla cronaca se non per le loro nefandezze.
Mi sono rassegnata in modo intelligente. Sarebbe stato un richiedere a me stessa continue spiegazioni, uno stillicidio continuo.
Si andava dalla Teresa della Maria Pia a comperare le patatine per accaparrarci quelle mine di plastica che si utilizzavano per sparare l’acqua. Liti feroci che finivano a mazzate non tra noi….ma direttamente dagli zii in mezzo alla strada. E non finiva lì. C’era la ripresa dei rimproveri in campo casalingo. Io non avevo mai ragione buscavo sempre pur essendo la più tranquilla del gruppo.
Andreone quando cambiò la disposizione del supermercato pareva che avesse aperto un megastore….per noi era così grande e così speciale. C’era sempre la possibilità di scegliere dove fare la spesa….l’Ugolina, dalla Nena (delle Petone perchè si narra che si dessero le arie), Andreone alla cassa ( un istituzione) con Benito, fino ad arrivare dalla Bianca che fungeva da punto farmacia nei momenti di bisogno…la Peppa e Remigio perchè un quaderno serve sempre ed il biglietto dell'atc pure.... sino a Bruno. Un paese in continuo fermento. L’apertura della pizzeria di Marco detto il suino.
La pizza della mattina era dura come le soletta delle scarpe che faceva Vincenzo detto il “campione" . Però i pomeriggi domenicali erano da trascorrere in pizzeria. Con quei jeans scuciti che oggi vanno di moda Marco se la raccontava da solo "io sto avanti". In un certo senso aveva ragione. Quell'anno usciva la Punto della Fiat....tutti sarebbero andati alla concessionaria. Che figata!!!
Le sere al Pub, le notti cantate a squarciagola dalle palazzine. I miei primi amori, le mie prime disillusioni. Gli ultimi dell’anno vestita in modo improponibile tra merletti e tulle mentre quello che mi piaceva ballava con le altre sulla note della samba “Brigitte Bardot Bardot…Brigitte Pegeaut Pegeaut…ehh mi amico Charlie…Charlie Brown. Tutt’oggi quella musica mi sta altamente sulle palle. Gli avrei tirato il bancone dietro con tutta la cena preparata dagli altri. Ahhahha.
Ammazza quanto fossi gelosa. Penso di non aver mai sofferto per un ragazzo ( mannagia Vle) come ho sofferto con sto tizio. Lo so, lo so. A 13 anni non brillavo di simpatia e di sicuro non ero pronta ad affrontare un compagnia complessa e ben assortita come quella compaesana. Specialmente con Zorro alle calcagna….mio padre!!!
Le prime vere perdite….amici cari. Stefano Zappitello suo fratello Marco e tanti altri che porto nel cuore.
E da piccola sapessi quante corse…………..
Calcola che andavo a comperare le sigarette a mio padre: tempo stimato 8 minuti……avevo 9 anni!!!
Se tardavo di qualche minuto mia madre aveva chiamato già mezzo vicinato col passaparola.
Le mie zie Olga e la Nena e la Silde “cocca va a casa che la tu mamma te cerca” ed ecco la Fidalma 200 metri più avanti “Mamma cercare….casa subito”
E le zie parrucchiere “ vai a casa che te cerca la tu mamma” poi mia nonna sul balcone “disgraziata….va a casa che la tu mamma è disperata”
Insomma bello, tutto è bello, persino ciò che a noi nel nostro piccolo abbiamo sempre ritenuto fosse cattivo…..o totalmente sconveniente.
Mia sorella un giorno scrisse sul diario “oggi il babbo è andato a pesca al Paglia. Speriamo che venga la piena e se lo porti via” Mia madre che trovò lo scritto si mise a piangere e riprese mia sorella “se il babbo trova questo ci urla a tutte a tre” Figurati quanta collera mista al fiele aleggiasse nel’aria. I bambini scrivono di getto le cose che sentono.
Sono diventata grande anche io. Mi sono ritrovata a gestire un affetto abnorme che non avevo mai percepito così forte e massiccio. Ora sono io che guido tutto assieme a mia sorella. Sono io quella ansiosa se nonna o mamma non hanno preso la pasticca per la pressione, sono io quella che chiama per sapere se va tutto bene. Vado a Monterubiaglio poche volte solo perché il lavoro mi trattiene ma se non so cosa accade cado in prostrazione. Devo avere tutto sotto controllo perché ora sono loro ad avere bisogno di me, sono io quella che si deve preoccupare di loro….sono io che li rimprovero se non hanno messo la maglietta di lana.
Si lo ammetto sono diventata una zitellona pallosa.
Ci sono tutti gli elementi per darmi alle fiamme ma ci sarebbero altri capi d’accusa peggiori.
Ed in questo smisurato affetto che comprende anche molte rivisitazioni interiori e tante incomprensioni c’è tanto di irrisolto ma appunto anche tanto amore che si vede all’orizzonte.
Il Parrino Zio Peppe non mi dice più niente quando cucino. Sembra quasi che qualsiasi cosa prepari gli vada bene: con le lacrime che gli scendono di nascosto quando mi vede stanca e dimagrita fino alla palese voglia di abbracciarmi davanti a tutti quasi per proteggermi dal mondo che verrà.
L’anno scorso ha fatto il pavimento del terrazzo perché era una vita che gli dicevo di finire la casa. Una mattina aveva iniziato i lavori e allo zio Mario, piangendo aveva detto “sta figlia non c’ha avuto mai niente…non ho mai fatto abbastanza” Cosa diceva….farneticava di sicuro. Secondo me a forza di lavorare al caldo aveva preso un insolazione Quanto amore in più…indicibile, indescrivibile…..e palpabile.
E allora….quante volte ho accennato o magari detto con forza “non può piovere per sempre!”
L’ottimismo flessibile significa rispondere in modo positivo alle difficoltà e alle sfide.
Questo un universo di ottimismo flessibile, non è superficialità, un autoinganno ma è il coraggio di combattere le sfide, capace di rispondere in modo creativo alle difficoltà, di non chiudersi al cambiamento ma di aprirsi verso nuovi adattamenti flessibili. Facendo così si realizza un nuovo equilibrio. Non è che io sia felice passivamente ma cresco, mi evolvo fino a trasformarmi in colei che non pretende più di sapere tutto, di indagare su passati bruciati, su paure immotivate……Anzi trovo una speranza e non sono più travolta dal passato. Non sono più nella macchina della tortura.
E dopo aver elaborato il senso di colpa ho iniziato ad elaborare il mio nuovo adattamento riguardo alla malattia, ammettendo e concedendo a me stessa il riconoscimento e l’accoglimento di nuove limiti che diventeranno col tempo nuove risorse. Ho scoperto in un anno come non si perdono gli automatismi e come si può camminare anche senza averne la consapevolezza di farlo.
Ne vado fiera, non perdo colpi, giorno dopo giorno. Io la vivo come normalità perché ho la forza di reagire. La telefonata del neurologo sembrava quasi perentoria “se non fai sta cura non so come potrà andare a finire ma tu continui ancora a fare tutto, mi sfugge questo fenomeno che dovremo esaminare meglio” Con le lesioni riportate non dovrei avere più impulsi nervosi veloci ma sempre più lenti sino a scomparire del tutto. Da me sono scomparsi...forse non del tutto perchè io continuo a CAMMINARE, LAVORARE, SCRIVERE ,CUCINARE. Com'è possibile???
Non so con quale meccanismo ma sono tosta, cavolo non mi abbatto. Non sento più nulla, non so dove metto le gambe, persino il mio corpo va dove vuole ma sono ancora padrona della mente. Ho solo rinunciato a mettere le scarpe col tacco....eh si....piccolo vezzo che per noi donne è un must.
Fare numeri sul cellulare, quei numeri piccoli che le mie dita non avvertono……………. Ma non rinuncio……mi sforzo all’inverosimile, non posso ricostruire il mio mondo….ma posso godermelo per quello che è. E tutti gli impasti tra pizza e pane che faccio a mano? Questa è la mia vera fisioterapia.
Generosamente mi accetto con le nuove risorse, mi perdono e mi amo ancora di più.
Ma la mia scrittura è frutto del cuore, scrivo affinchè quelle parole non si perdano nel vuoto assoluto. Scrivo affinchè rimanga l’affetto che ho provato verso chi ha fatto parte integrante della mia vita.
Mentre attraverso la strada con i miei clienti americani ai quali racconto le vicissitudini del paese, mi dilungo sulla storia e poi la coloro di tante cose buffe perchè si ricordino bene della loro esperienza. Un esperienza che cerco sempre di rendere unica donando parte della mia vita, aprendo semplicemente la porta di casa.
Monterubiaglio oggi è tra le più importanti mete da visitare in Umbria......da non credere!
Poi dopo il lavoro che mi assorbe totalmente mi richiudo in casa nel mio mondo e mi domando dove mi porterà questa vita...quanto ancora riuscirò a fare quello che amo e che rende felice chi mi sta vicino.
È quello che mi chiedo ogni giorno, come sarà, a cosa penserò, ancora più inquietante l’idea di non accorgermi nemmeno di quello che accade, cessando di esistere, portando con me la memoria di ogni battito del mio cuore e rimanendo, forse, in qualche banale annuario e nei ricordi infantili di chi mi sopravvive.
Torno a casa. leggo e scrivo.....nelle favole c'è sempre il cattivo che viene punito e non vince mai sul buono....che palle.
Leggo, ancora un’altra pagina " i buoni sono buoni, i cattivi invece no, che rabbia, vincono sempre i primi, che con uguale cattiveria riescono a sopraffare chi invece dichiara dal principio di essere una mela marcia" ( frase stupenda di Sergio Maria Teutonico).
Smetto di leggere, sono stanca, è caldissimo e contro la calura estiva nulla è possibile.
Arriva al mio naso profumo di cipolla ....prima che dimentichi le marmellate di cipolle appunto che cuociono a fiamma bassa e devo correre. Rido e mi convinco che si può essere felici con poco.
Vivo immersa nei sogni e solo la sveglia che non ha clemenza mi ricorda che dovrò pur alzarmi e vivere………..la vita è più forte della morte me lo ripeto sempre.
Ecco la sveglia che mi riporta alla realtà scoprendo che in fin dei conti ogni singola giornata porta con sè un messaggio da non disperdere, la quotidianità stessa è una fonte inesauribile di avventure mostruose e di piccoli e grandi miracoli che illuminano il cammino.
Nel mio sogno ero persa nella campagna ma dall'alto vedevo un gabbiano o forse un aquila che vegliava sul mio cammino. Ti ho chiamato...chissà ho pensato che fossi tu ed infatti era così. Semplice deduzione. Il gabbiano si avvicinava e si allontanava ma sapevo che prima o poi sarebbe tornato tra le mie mani dalle quali era partito per un volo lontano.
Una voce sacra quella che incarna il senso della luce, del calore, della altezza, dell’ illuminazione e quindi anche della spiritualità.
Mi sono detta sotto questa forma spirituale nessuno potrà mai dire cose non vere, nessuno potrà mai giudicare se io ascolto il suo canto in riva al mare.
Mi sono addentrata in una foresta bella, verde, luminosa. davanti a me una collina e poi un castello. Da lì si poteva intravedere tutta la vallata.
Sulla finestra seduta a scrutare il cielo è arrivato il gabbiano che ha iniziato a parlare.........che bello....ho pianto ho riso mentre trovava ristoro sulla mia mano.
Poi ho ancora porto le mani al cielo e lui è volato ancora più in alto.....nei suoi gridi rauchi e sgraziati la gioia della vita e del movimento. .ma tornava a vedere cosa stessi facendo accompagnandomi persino a cogliere i fiori. Sentivo i pensieri nell'aria e le parole erano parole sacre...
Beh si un sogno bello e ristoratore e ne avevo bisogno al mio risveglio ho avvertito vivamente che eri lì....a parlare con me. Il mio angelo custode.
Mi sono rassegnata in modo intelligente. Sarebbe stato un richiedere a me stessa continue spiegazioni, uno stillicidio continuo.
Si come la città distrutta di Shambala il passato dovrà rimane qui nel mio cuore. Ma con tutto ciò che c’è stato di bello. Rivivo i miei ricordi dell’infanzia con meno dolore, con estrema gioia e con un pizzico di ironia che non guasta.
Quando ero piccolina e mi ammalavo con le solite infezioni alla gola. Dovevo fare le punture di pennicellina. Si erano tutti arrabbiati all’inizio pareva fosse colpa mia anche il semplice raffreddore “eh vedrai…..la maglietta de lana nun le mette mae….corri e sudi…e vedrae…vedrae” “cavalla pazza dove corri”
Mentre quel pentolino bolliva e l’odore acre di alcool si sprigionava nell’aria diventavano tutti più buoni con me. Le zie Olga e Nena iniziavano a farmi i complimenti “ ma brava sta figlia…..guarda tu quant’è brava…porina sta male ma ora prende la medicina e le passa tutto” Ma il loro modo di attorniarmi e di farmi i complimenti era un modo per tenermi e bloccarmi in caso di fuga. Io ero piegata e piagata da quelle punture. Erano streghe cattive…..paracule almeno io le vivevo così. Ma erano le zie speciali, quelle che non mancavano mai, ero la loro mascotte.
Urlavo dicendo “ me dite che so brava solo quanno me dovete mantenè bona” Certe corse intorno al tavolino. Chi mi prendeva per le gambe chi per le mani.....e BOOM.
Poi appena fatta la puntura passava tutto a parte quei mega ponfi doloranti sul sedere che non si assorbivano mai. Quanto bene in fin dei conti abbiamo ricevuto???
Con le punture un po’ meno……pero??:
Attraverso la strada con i miei clienti americani ai quali racconto le vicissitudini del paese, mi dilungo sulla storia e poi la coloro di tante cose buffe perchè si ricordino bene della loro esperienza. Un esperienza che cerco sempre di rendere unica donando parte della mia vita, aprendo semplicemente la porta di casa.
Monterubiaglio oggi è tra le più importanti mete da visitare in Umbria......da non credere!
Poi dopo il lavoro che mi assorbe totalmente mi richiudo in casa nel mio mondo e mi domando dove mi porterà questa vita...quanto ancora riuscirò a fare quello che amo e che rende felice chi mi sta vicino.
È quello che mi chiedo ogni giorno, come sarà, a cosa penserò, ancora più inquietante l’idea di non accorgermi nemmeno di quello che accade, cessando di esistere, portando con me la memoria di ogni battito del mio cuore e rimanendo, forse, in qualche banale annuario e nei ricordi infantili di chi mi sopravvive.
Si vive una vita libera, tutti i giorni e che vorremmo che fosse in piena sintonia col passato. Io ci litigo. Ci faccio pace. Lo amo e lo odio. Ma con perizia estrema ho scoperto la facoltà e persino la competenza di saper leggere OLTRE le righe. Ci si scopre ingegnosi più intelligenti. Ecco che quella esistenza che riteniamo come non libera acquista un potere travolgente ma nasce sotto un nuovo astro…..competenza di saper leggere la verità. Io ora leggo, la scavo e trovo che non sia così tanto deplorevole. Quella vita di allora non è poi così tanto male se rapportata alla società odierna dove i giovani sono solo sopravvalutati e non emergono alla cronaca se non per le loro nefandezze.
Mi sono rassegnata in modo intelligente. Sarebbe stato un richiedere a me stessa continue spiegazioni, uno stillicidio continuo.
Si andava dalla Teresa della Maria Pia a comperare le patatine per accaparrarci quelle mine di plastica che si utilizzavano per sparare l’acqua. Liti feroci che finivano a mazzate non tra noi….ma direttamente dagli zii in mezzo alla strada. E non finiva lì. C’era la ripresa dei rimproveri in campo casalingo. Io non avevo mai ragione buscavo sempre pur essendo la più tranquilla del gruppo.
Andreone quando cambiò la disposizione del supermercato pareva che avesse aperto un megastore….per noi era così grande e così speciale. C’era sempre la possibilità di scegliere dove fare la spesa….l’Ugolina, dalla Nena (delle Petone perchè si narra che si dessero le arie), Andreone alla cassa ( un istituzione) con Benito, fino ad arrivare dalla Bianca che fungeva da punto farmacia nei momenti di bisogno…la Peppa e Remigio perchè un quaderno serve sempre ed il biglietto dell'atc pure.... sino a Bruno. Un paese in continuo fermento. L’apertura della pizzeria di Marco detto il suino.
La pizza della mattina era dura come le soletta delle scarpe che faceva Vincenzo detto il “campione" . Però i pomeriggi domenicali erano da trascorrere in pizzeria. Con quei jeans scuciti che oggi vanno di moda Marco se la raccontava da solo "io sto avanti". In un certo senso aveva ragione. Quell'anno usciva la Punto della Fiat....tutti sarebbero andati alla concessionaria. Che figata!!!
Le sere al Pub, le notti cantate a squarciagola dalle palazzine. I miei primi amori, le mie prime disillusioni. Gli ultimi dell’anno vestita in modo improponibile tra merletti e tulle mentre quello che mi piaceva ballava con le altre sulla note della samba “Brigitte Bardot Bardot…Brigitte Pegeaut Pegeaut…ehh mi amico Charlie…Charlie Brown. Tutt’oggi quella musica mi sta altamente sulle palle. Gli avrei tirato il bancone dietro con tutta la cena preparata dagli altri. Ahhahha.
Ammazza quanto fossi gelosa. Penso di non aver mai sofferto per un ragazzo ( mannagia Vle) come ho sofferto con sto tizio. Lo so, lo so. A 13 anni non brillavo di simpatia e di sicuro non ero pronta ad affrontare un compagnia complessa e ben assortita come quella compaesana. Specialmente con Zorro alle calcagna….mio padre!!!
Le prime vere perdite….amici cari. Stefano Zappitello suo fratello Marco e tanti altri che porto nel cuore.
E da piccola sapessi quante corse…………..
Calcola che andavo a comperare le sigarette a mio padre: tempo stimato 8 minuti……avevo 9 anni!!!
Se tardavo di qualche minuto mia madre aveva chiamato già mezzo vicinato col passaparola.
Le mie zie Olga e la Nena e la Silde “cocca va a casa che la tu mamma te cerca” ed ecco la Fidalma 200 metri più avanti “Mamma cercare….casa subito”
E le zie parrucchiere “ vai a casa che te cerca la tu mamma” poi mia nonna sul balcone “disgraziata….va a casa che la tu mamma è disperata”
Insomma bello, tutto è bello, persino ciò che a noi nel nostro piccolo abbiamo sempre ritenuto fosse cattivo…..o totalmente sconveniente.
Mia sorella un giorno scrisse sul diario “oggi il babbo è andato a pesca al Paglia. Speriamo che venga la piena e se lo porti via” Mia madre che trovò lo scritto si mise a piangere e riprese mia sorella “se il babbo trova questo ci urla a tutte a tre” Figurati quanta collera mista al fiele aleggiasse nel’aria. I bambini scrivono di getto le cose che sentono.
Sono diventata grande anche io. Mi sono ritrovata a gestire un affetto abnorme che non avevo mai percepito così forte e massiccio. Ora sono io che guido tutto assieme a mia sorella. Sono io quella ansiosa se nonna o mamma non hanno preso la pasticca per la pressione, sono io quella che chiama per sapere se va tutto bene. Vado a Monterubiaglio poche volte solo perché il lavoro mi trattiene ma se non so cosa accade cado in prostrazione. Devo avere tutto sotto controllo perché ora sono loro ad avere bisogno di me, sono io quella che si deve preoccupare di loro….sono io che li rimprovero se non hanno messo la maglietta di lana.
Si lo ammetto sono diventata una zitellona pallosa.
Ci sono tutti gli elementi per darmi alle fiamme ma ci sarebbero altri capi d’accusa peggiori.
Ed in questo smisurato affetto che comprende anche molte rivisitazioni interiori e tante incomprensioni c’è tanto di irrisolto ma appunto anche tanto amore che si vede all’orizzonte.
Il Parrino Zio Peppe non mi dice più niente quando cucino. Sembra quasi che qualsiasi cosa prepari gli vada bene: con le lacrime che gli scendono di nascosto quando mi vede stanca e dimagrita fino alla palese voglia di abbracciarmi davanti a tutti quasi per proteggermi dal mondo che verrà.
L’anno scorso ha fatto il pavimento del terrazzo perché era una vita che gli dicevo di finire la casa. Una mattina aveva iniziato i lavori e allo zio Mario, piangendo aveva detto “sta figlia non c’ha avuto mai niente…non ho mai fatto abbastanza” Cosa diceva….farneticava di sicuro. Secondo me a forza di lavorare al caldo aveva preso un insolazione Quanto amore in più…indicibile, indescrivibile…..e palpabile.
E allora….quante volte ho accennato o magari detto con forza “non può piovere per sempre!”
L’ottimismo flessibile significa rispondere in modo positivo alle difficoltà e alle sfide.
Questo un universo di ottimismo flessibile, non è superficialità, un autoinganno ma è il coraggio di combattere le sfide, capace di rispondere in modo creativo alle difficoltà, di non chiudersi al cambiamento ma di aprirsi verso nuovi adattamenti flessibili. Facendo così si realizza un nuovo equilibrio. Non è che io sia felice passivamente ma cresco, mi evolvo fino a trasformarmi in colei che non pretende più di sapere tutto, di indagare su passati bruciati, su paure immotivate……Anzi trovo una speranza e non sono più travolta dal passato. Non sono più nella macchina della tortura.
E dopo aver elaborato il senso di colpa ho iniziato ad elaborare il mio nuovo adattamento riguardo alla malattia, ammettendo e concedendo a me stessa il riconoscimento e l’accoglimento di nuove limiti che diventeranno col tempo nuove risorse. Ho scoperto in un anno come non si perdono gli automatismi e come si può camminare anche senza averne la consapevolezza di farlo.
Ne vado fiera, non perdo colpi, giorno dopo giorno. Io la vivo come normalità perché ho la forza di reagire. La telefonata del neurologo sembrava quasi perentoria “se non fai sta cura non so come potrà andare a finire ma tu continui ancora a fare tutto, mi sfugge questo fenomeno che dovremo esaminare meglio” Con le lesioni riportate non dovrei avere più impulsi nervosi veloci ma sempre più lenti sino a scomparire del tutto. Da me sono scomparsi...forse non del tutto perchè io continuo a CAMMINARE, LAVORARE, SCRIVERE ,CUCINARE. Com'è possibile???
Non so con quale meccanismo ma sono tosta, cavolo non mi abbatto. Non sento più nulla, non so dove metto le gambe, persino il mio corpo va dove vuole ma sono ancora padrona della mente. Ho solo rinunciato a mettere le scarpe col tacco....eh si....piccolo vezzo che per noi donne è un must.
Fare numeri sul cellulare, quei numeri piccoli che le mie dita non avvertono……………. Ma non rinuncio……mi sforzo all’inverosimile, non posso ricostruire il mio mondo….ma posso godermelo per quello che è. E tutti gli impasti tra pizza e pane che faccio a mano? Questa è la mia vera fisioterapia.
Generosamente mi accetto con le nuove risorse, mi perdono e mi amo ancora di più.
E’ un sentimento di autosufficienza e non colpevolizzazione . Ci sono le variabili. Le statistiche….io che non amo la matematica e non l’ho mai compresa. Io so che posso solo gestire il mio corpo. Individuando e padroneggiando lo stress. Persino i dolori fisici che non lasciano tregua appartengono al mondo dell’emozioni. Cosi la mia personale percezione di dolore è diversa a seconda delle aspettative del nostro corpo. Un bancale di medicine che evito perché mi curo con la presenza degli altri avendo fortunatamente una vita ricca di scambi sociali. Il crollo è inevitabile quando non si riesce a portare a termine un lavoro come si vorrebbe ma mi consolo pensando che una volta entrata in questo tunnel buio magari senza fine …io mi premurerò con tante lampadine, con tutta la luce possibile di cui posso disporre. Rinnego questa impotenza appresa, il mancato controllo del mio corpo, ci sorrido forse in modo banale, effimero ma non insignificante.
Gli psicologi parlano di “potenza appresa” che porta alla rinuncia, alla lotta con la convinzione di trascrivere solo gli avvenimenti negativi mentre non valorizza e non ascrive a proprio merito quelli positivi. Più il mio corpo mi abbandona e più trovo la forza di farlo lavorare a pieno regime sempre nei limiti del possibile……per non dimenticare, per non aver paura delle mie nuove sensazioni.
Il mio corpo fuori di me, dentro di me………appunto guardo una Velia con gli occhi miei proiettati al di fuori me.
Ma sono felice, sono contenta……e questo è quello che conta.
- Anche qui ci vuole tempo…..non siamo automi. Le grandi storie d’amore hanno bisogno di tempi lunghi sia per ri-conoscersi, ri-trovarsi o per andare a finire nell’archivio di stato.
- La sera qui con Orfeo Achilli mi “faccio” di filosofia in pillole.
Come Orfeo che per riconquistare Euridice e salvarla dagli inferi, crede sino all’ultimo che avrà la forza di non voltarsi. Ma la natura umana e mitologica rappresenta la realtà odierna. Il troppo amore, la brama di credere che avremo sempre chi ci seguirà seguendo le nostre regole…..è pura utopia. Questi fantasmi sopravvivono in noi. E si vive nella speranza di curare lacerazioni ignorando di infrangere e violare le promesse che facemmo proprio il giorno che decidemmo di lasciare tutto alla sbarra.
Come ballerini affaticati dopo una giornata spossante ecco che attacchiamo le nostre scarpette al chiodo….quelle che ci avrebbero fatto volteggiare all’infinito.
Non avremmo aspettato Orfeo per essere salvate.
Ora prova solo a riordinare i miei pensieri, uno per uno…e cercare di provare un minimo di rabbia per coloro che li hanno feriti ingiustamente. Non è un desiderio ingenuo o infantile, è un desiderio che non escluderebbe l’esistenza del male…..il più grande pensiero non pulito per il quale mi sono costruita una trincea.
E ricorda Velia ora sai come si combatte ad armi pari.
Non sei mai stata sola per questo mi ripeto non ti angosciare non serve a niente sai, non scoraggiarti anche stavolta vincerai. Stringendo il cuscino tra le braccia che ti terrà compagnia e gli amici veri che ti attornieranno SEMPRE..perchè gli amici veri ci sono. Segui il sogno della tua vita.... Ora devi solo vivere senza pesi sul cuore perché tutti siamo nati per vivere anche in mezzo a sguardi di ghiaccio. Cambia le tue priorità, i tuoi obiettivi, e soprattutto inizia a leggerti dentro, a perdonarti. E così potrai raggiungere le cose che più ami accettando….il tuo essere temprato e non indurito dalle vicissitudini di questa esistenza.Inno alla vita.......… Un giorno durante la chemio trovai una nota poetica da un brano di Jacob Dell’Acqua intitolato “Trasformazioni”.Prima di nascere si esiste già perché facciamo parte della stessa roccia.Poi il tempo passa, la roccia si gretola: noi passiamo da roccia a pietra, e da pietra a sasso.Col tempo il sasso si frantuma, poco a poco diventa sabbia e allora il viaggio comincia. Il vento ci porta su, nel cielo: ci fa girare all’infinito, poco a poco la sabbia diventa polvere. E quando si è polvere, nessuno ci può vedere, nessuno ci può afferrare: si è liberi, si può amare come si vuole. E anche se si è di pietra, si è leggeri come la luce.Ci sarà mai un luogo dove va l’anima va a riposarsi………..
Voglio di scrivere ricette,,,,,per lo più mediche ma dopo tutto domani è un altro giorno.!!!!!
SIATE OTTIMISTI.......questa è l'unica cura che ci può salvare.
Comments
Ti stimo e ti voglio un sacco di bene carissima amica Velia....
Non so se augurare a te che le gocce facciano effetto, o a noi che non lo facciano così ti leggiamo sempre più spesso... ;)
Un grande abbracccio, Velia!
se riesci a visualizzare sta canzone te la dedico col cuore!!!