Donne di oggi e domani ma pur sempre con le ricette di ieri…....un bel tuffo nel passato!!!!

Tutte le cose sono belle in sé,
e più belle ancora diventano
quando l'uomo le apprende.
La conoscenza è vita con le ali.

Nel mio piccolo e amato paesino Monterubiaglio una bella signora appassionata di cucina, Claudia Tartulli con minuziosa pazienza ha creato una raccolta di ricette .
Il libro si intitola “RICETTE DI IERI per pranzi di oggi e domani” edizioni Publidea 95 srl www.publidea95.com
Hanno aderito in gran parte tutte le donne del paesino visto che tutti hanno una ricetta nascosta nel cassetto un po’ come i propri sogni. L’ho acquistato subito dopo l’uscita e mi ha colpito come nella sua semplice rappresentazione abbia saputo narrare e illustrare la nostra grande cucina locale.
Si parla di ricette alla portata di tutti e che riflettono una cultura fortemente legata alla terra e alle tradizioni che per fortuna sopravvivono in modo istintivo e regolare.

“Monterubiaglio è una frazione del Comune di Castel Viscardo, in provincia di Terni che ha una storia antica, di cui forse il maggior testimone è il suo castello con sue leggende intriganti.
Anima mediterranea e antica che si esprime in coltivazioni ordinate, nei vigneti e negli oliveti e che diventa tangibile e forte quando la terra da i suoi frutti e le antiche strade odorano di mosto e di olio appena franto”

Persino Jader Jacobelli monterubiagliese di nascita dedica una prefazione denominata “stuzzichino” dove provoca le nuove generazioni cercando di riportarle verso la “cucina della nostalgia” o nominando il noto Bigazzi della prova del cuoco come un Orlando Furioso che ci ricorda ancora come mangiare cibi genuini. Lascio al di fuori la polemica accorsa l’anno scorso per aver ribadito la bontà del gatto. Di sicuro Mr Bigazzi non voleva dire quello che ha detto…..ed il mio gatto lo vedo meglio sul divano a ronfare mentre sogna crocchette di nuova generazione.

Claudia Tanturli è una paladina pacifica come è descritto proprio nel libro. Colei che vuole tener desta la nostra memoria gastronomica con tutti i valori che ne arricchivano la sua pura essenza.
Si parla di cucina“rustica”, ruspante. A quei tempi non ci si chiedeva cosa cucinare……..era la terra a dettare il menu secondo le stagioni. Un ciclo scandito da calendari della semina ( luna buon a luna cattiva) fino alla raccolta da seguire o persino da inseguire perché la terra era fonte di primario di sostentamento.

Monterubiaglio è ben conosciuto per la polenta…..ci hanno denominato per anni “bobbari” grandi mangiatori di “bobba” cioè polenta in grande contrapposizione al nostro comune al quale facciamo capo Castel Viscardo. Loro grandi produttori di cotto soprannominati “mattonari”.
Insomma le sfide non finivano mai tra “bobbari” e “mattonari”,,,,credo solo che la prima versione sia quella più appetibile. E poi se non saremo ingordi faremo in modo che la bobba non si trasformi in una bella mattonella di difficile digestione.

POLENTA col Sugo di Maiale
Ingredienti per 4 persone:
Sugo: 200 gr di guanciale o pancetta di maiale, 4 salsicce, 1 cipolla, 500 gr di pomodoro passato, 1 bicchiere di vino bianco secco, 4 cucchiai di olio evo, 4 cucchiai di pecorino, sale e pepe.
Polenta: 500 gr di farina di granturco, sale ed acqua quanto basta.

Preparazione: Far soffriggere la cipolla tritata, il guanciale tagliato a dadolini e le salsicce intere.
Lasciar rosolare aggiungendo del vino ogni tanto che lascerete evaporare prima di aggiungere la passata di pomodoro, salate ed ultimate la cottura.

Per la polenta mette al fuoco una pentola con circa 2 litri di acqua, aggiungete sale e quando bolle fatevi cadere a pioggia la farina mescolando velocemente per evitare grumi.
Rimestate per circa una trentina di minuti e quando sarà pronta riponete la poleta su piatti piani facendo un un buco al centro dove mettere la salsiccia ed un po’ di sugo.
Cospargete con il pecorino e servite ben caldo.


In tutta sincerità mi sono avvicinata alla polenta da pochi anni. L’ho vissuta come una costrizione più che un piatto legato alla tradizione. Come ricorda Claudia Tanturli una volta si usava fare il Polentone, versare la polenta su di una spianatoia che veniva ben posizionata su tutta la superficie con abbondante pecorino e sugo di maiale. Ma se il pecorino scarseggiava si “allungava” con del pan grattato. Tutti si riunivano attorno alla spianatoia ed ognuno si serviva direttamente dalla spianatoia stessa usandola come piatto comune.

Veniva servita persino con baccalà o spezzatino di manzo e maiale. Questa ricetta col sugo di maiale viene servita durante la “Sagra del Bigonzone” nel mese di novembre.

RITORNAR BAMBINI
Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta
giocavamo.

Kahlil Gibran "

Ricordi che affiorano. Le zie Peppette intente a preparare la loro spianata di Polenta ed io terrorizzata di dover condividere “la pappa” su quella tavola di legno dove tutti “appozzavano” la loro forchetta con estrema disinvoltura “Dai non fare la “schizzignosa”” mi ripeteva Zio Efrito. Io mi facevo coraggio ma non amavo quel tipo di cucina. La ritenevo pur nella mia giovane età infantile troppo ricca di sapori forti.
Poi la zia Nena vedendomi triste e sfiduciata ordinava alla Zia Olga di farmi l’uovo strapazzato “tanto questa nun ce magna e per fargli mandare giù pure sto uovo la dovremmo portare a passeggio per ore” Ed io mangiavo passeggiando oppure abbarbicata sulle scale mentre mi correvano dietro con quel piatto che se avesse potuto si sarebbe autodistrutto nell’accogliere tutte le mie lamentele.
Mi ricordo che un giorno impaurita dal’urlo del pescivendolo che col suo grido di richiamo “vivooooo” avvertiva l’arrivo in paese. Volli mangiare in soffitta proprio mentre le zie con quel povero piatto trottavano da un piano all’altro per farmi felice. Quanto amore, quanta dedizione. Sono stata fortunata ad avere avuto queste anime speciali che tutt’oggi mi accompagnano come angeli custodi.
Tutto questo lo dedico a voi……..cara Zia Nena, Zia Olga, Zio Efrito & Zio Augusto
…….Gli affetti del cuore sono come i rami del cedro; se l'albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore. Riversa tutta la vitalità Nel ramo accanto, perchè possa crescere e riempire il posto vuoto.
Le mie prime pentole sono state le vostre, il vostro immenso affetto, amore ricolma ogni mio giorno di gioia per quello che mi avete saputo donare. Vi voglio bene.

Comments

Velia con te non c'è gara non solo sei una bravissima chef ma ora anche scrittrice che riesce a commuovermi davanti al pc. Le nostre origini i nostri affetti meritano di essere preservati e ricordati. Complimenti, un bacio Simona
Velia said…
Carissima Simona,
la nostra mente, il nostro cervello è un archivio storico.....potremmo ricordarci di tante cose solo sentendo un profumo od un suono distinto. Io sto perdendo la memoria presa dal troppo stress e lavoro. Scrivo ogni tanto sul blog. Lo so poco....non abbastanza per cji fà questo mestiere. ma credimi è dura, molta dura far conciliare mente e cuore, ricordi ed impegni.....le mie zie e zii, sorelle & fratelli di Nonno Luigi mi hanno seguita come la loro figlia essendo loro non sposati, senza figli e nipoti....ero io l'unica nipote.
Ho avuto una fortuna esagerata.........il loro amore mi accompagna giorno dopo giorno anche in momenti duri come questo.
Sai perchè li chiamavano Peppette???
Perchè il mio trisnonno Giuseppe Chiasso era alto 1,50 cm.....tutti lo chiamavano Peppetto per la sua bassa statura.....perciò i tutti figli, i nipoti vennero soprannominati "le peppette"
Fiera di essere Peppetta....anche se una peppetta alta 1,75.
Da piccola mi dicevano che mi avevano trovato sotto ad un cavolo.....comincio ad averne il sospetto!!!!
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